Filippo Tortorici s'appresentò alle tre e un quarto, tanticchia affannato. Era un omuzzo di cinquantina passata, striminzito, un ciuffetto di capelli proprio in mezzo alla testa, per il resto pelata. Una stampa e una figura con un uccello che Montalbano aveva visto in un documentario sull'Amazzonia.
«Di che mi vuole parlare? Il mio patrone, il signor Malaspina, m'ha ordinato di venire subito da vossia, ma non mi desi spiegazione».
«È stato lei a fare il viaggio Vigàta-Tindari domenica passata?».
«Sissi, io. Quando la ditta organizza queste gite, manda sempre a mia. I clienti mi vogliono e domandano al patrone che ci sia io a guidare. Si fidano, io sono calmo e pacinzioso di natura. Bisogna capirli, sono tutti vecchiareddri con tanti bisogni».
«Ne fate spesso di questi viaggi?».
«Con la stagione bona, almeno una volta ogni quinnici jorna. Ora a Tindari, ora a Erice, ora a Siracusa, ora...».
«I passeggeri sono sempre gli stessi?». «Una decina, sì. Gli altri cangiano».
«Che lei sappia, i signori Alfonso e Margherita Griffo c'erano nel viaggio di domenica?».
«Certo che c'erano! Io ho memoria bona! Ma pirchì mi fa questa domanda?».
«Non lo sa? Sono scomparsi».
«O Madunnuzza santa! Che viene a dire scomparsi?».
«Che dopo quel viaggio non si sono più visti. L'ha detto macati la televisione che il figlio è disperato».
«Non lo sapevo, ci l'assicuro».
«Senta, lei conosceva i Griffo prima della gita?».
«Nonsi, mai visti».
«Allora come fa a dire che i Griffo erano sul pullman?».
«Perché il patrone, prima di partire, mi consegna la lista. E io, prima di partire, faccio l'appello».
«E lo fa macari al ritorno?».
«Certamente! E i Griffo c'erano».
«Mi racconti come si svolgono questi viaggi».
«In genere si parte verso le sette del matino. A seconda delle ore che ci abbisognano per arrivare a distinazione. I viaggiatori sono tutti gente d'età, pensionati, pirsone accussì. Fanno il viaggio non per andare a vìdiri, che saccio, la Madonna nera di Tindari, ma per passare una jornata in compagnia. Mi spiegai? Anziani, vecchi che hanno i figli granni lontani, senza amicizie... Durante il viaggio c'è qualcuno che intrattiene vendendo cose, che saccio, oggetti di casa, coperte... Si arriva sempre a tempo per la santa Missa di mezzojorno. A mangiare vanno in un ristorante con il quale il patrone ha fatto accordo. Il pranzo è compreso nel biglietto. E lo sapi che capita doppo che hanno mangiato?».
Andrea Camilleri, La gita a Tindari, Palermo, Sellerio, 2000, pp. 69-71.
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